L’opera di Ernesto Ferrero è variegata. L’attuale direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino è conosciuto come critico, saggista, narratore e come colui che ha avuto la fortuna di lavorare, all'Einaudi, con i principali scrittori italiani del dopoguerra, di cui parla a lungo in I migliori anni della nostra vita1.
In una recente pubblicazione2 lo scrittore pare riapprodare al genere favolistico, dopo averlo frequentato, anni addietro, con L'ottavo nano3.
Vi racconta la storia deliziosa di Quirina, vedova e un tempo professoressa di lettere antiche (non a caso l’eroina porta il nome dell’antica tribù di Roma) che, tornata nelle sue natìe montagne lombarde, accudisce amorevolmente un piccolo giardino con erbe aromatiche, legumi e un vecchio pero in mezzo a un prato. Vi trova la pace lontana dal caos del mondo, potando i fiori e delibando i giochi della "Settimana Enigmistica".
Una mattina di maggio, Quirina scopre con orrore che una talpa ha devastato il terreno e l’armonia del piccolo mondo, di colpo, crolla. Ma non si lascia scoraggiare, la vecchietta, e cerca nell’enciclopedia Treccani che troneggia in salotto, e poi su Google e YouTube, i rimedi per sbarazzarsi dell’animale. Non esistono più, purtroppo, i cacciatori di talpe e Quirina prova a spingere spicchi d’aglio dentro l’imbocco delle gallerie, a inzeppare l’orto di euforbia catapuzia, ad 'assumere' una gatta nevrotica, a piantare bottiglie rovesciate infilate su asticelle di metallo, a installare attrezzi che emettono ultrasuoni e perfino un modello soft di tagliole. Ma è tutto invano.
L’autore indugia un po' sulle speranze deluse della sua eroina, citando il parere di Marx, Shakespeare, Primo Levi, Darwin, Nietzsche e John Le Carré a proposito delle talpe. E tuttavia, poco a poco, la relazione di Quirina con la talpa muta: passa dalla rabbia e dal senso di violazione iniziali a una visione più comprensiva e naturale della situazione.
Il racconto si avvia così verso una fine originale, che non sveliamo, ma in seno alla quale non possiamo non notare il prodigioso mélange di forme di cui si nutre il particolare genere favolistico di Ferrero, che mescola poema in prosa e racconto lungo o romanzo breve, apologo morale e favola ecologica, oltre che modernità e nostalgia del passato.
A Quirina, infatti, piace la Treccani, ancora odorosa di cuoio, del 1937 ed evoca quasi con affetto i rotoli della carta moschicida nella cucina familiare. Al tempo stesso, l'eroina di Ferrero porta delle Crocs viola e segue ogni giorno i quiz alla televisione.
Lo scrittore torinese, poi, sa anche maneggiare la suspense, coinvolgendo il lettore nella lotta della vedova contro l’intrusa. E si avverte, come in un giallo, crescere la tensione, fino al culmine, quando si scoprirà la sorte della talpa.
Le belle illustrazioni di Paola Mastrocola accrescono il fascino del testo e ci ricordano La famosa invasione degli orsi in Sicilia, che Dino Buzzati ha scritto per i bambini - e non solo. Insomma, si tratta di un libro che a prima vista è destinato ai piccoli, ma che incanterà pure i grandi, anche in virtù di una lingua limpida ed elegante.
Willy Burguet
Mai 2014

Willy Burguet est auditeur libre en faculté de Philosophie et Lettres de l'ULg.
1 Ernesto Ferrero, I migliori anni della nostra vita, Milano, Feltrinelli, 2005.
2 Ernesto Ferrero, Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna, illustrata da Paola Mastrocola, Torino, Einaudi, 2014.
3 Ernesto Ferrero, L'ottavo nano, Disegni di Gino Gorza, Torino, Einaudi, 1973 e, con Illustrazioni di Lucia Salemi, Casale Monferrato, Piemme Junior, 2004.