Luciano Curreri, Quartiere non è un quartiere. Racconto con foto quasi immaginarie

quartiereQuartiere non è un quartiere di città, ma una frazione di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, dunque un paese; un paesino dove l’autore – che avverte che non si tratta di un libro di famiglia – ha passato una buona parte della sua infanzia e adolescenza. Quartiere, in effetti, offre piuttosto l’istantaneità di un certo passato, costruito con un dialogo spigliato, apparentemente vacuo, eppure sempre foriero di riflessioni di non poco conto.

In venti testualità frammentarie, l’autore evoca a lungo la figura della nonna materna, la Dolene, quasi un mito, con cui confrontarsi, per dirsi uomo, oggi; e comunque uomo non finito, inquieto, irrequieto. La Dolene, poi, è una donna ma è anche un mondo, con la sua religiosità, la sua forza vitale, la sua fiducia negli uomini, nella loro esistenza ora, qui e su questa terra, in quel fare, in quel lavorare che li deve caratterizzare.

Tra sentenze enigmatiche – “amaro Iddio, dolce il caffè” – che producono corti circuiti leopardiani e tante madeleines – il vino annacquato, le lasagne, il salame, le prugne e le angurie – Curreri evoca i giri in bicicletta, la pesca nel canale, il lavoro dei campi, gli 'olimpionici' salti nel fosso “per la lunga”, la vendita dei biglietti della lotteria per la fiera di paese, i Beatles e tanti gruppi musicali di altri tempi, il cinema di una volta, gli incubi nati dalla lettura – e poi dalla visione – dell’Esorcista e dello Squalo.

Più tardi ci saranno le serate come disk-jockey, la Facoltà di Lettere, il primo articolo di critica letteraria e, alla fine della fiera (ammesso e non concesso che la fiera possa avere una fine e un senso prima della morte), il lavoro universitario, il fare cultura, il provare a dialogare là dove il dialogo, a tratti, è tradito, offeso, bandito.

Gli anni Ottanta, per quanto vacui, offrono all'autore una formazione, cui Curreri non cessa di dar credito. Non è mossa nostalgica, ma il tentativo di riavvicinare un mondo vero, fatto anche di aperture politiche, sociali e culturali, ancora e di gran lunga superiori a certo anestetico pseudo-epico – finto e gasato – degli anni a venire e dei nostri giorni.

La scrittura è vivace, 'spettina', fa un ampio uso dei modi di dire locali, talora esibiti in dialetto, talora tradotti e/o italianizzati, e non rifiuta il ricorso né alle citazioni colte né alle “stronzate”. Nell'insieme, il libro si affida tuttavia a una certa semplicità, che incrocia orizzonti personali a questioni più generali, che stuzzicano il lettore – non sedotto ma libero – e veicolano “alcuni fatti, momenti, ricordi” in cui riusciamo davvero a riconoscerci, specie per quel non banale ottimismo che è un modo per dire NO alla morte e per ridiventare, anche, innocenti.

Willy Burguet
Février 2014

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Willy Burguet est auditeur libre en faculté de Philosophie et Lettres de l'ULg.

 



 

Luciano Curreri, Quartiere non è un quartiere. Racconto con foto quasi immaginarie, Venezia-Mestre, Amos, "Calibano", 2013, pp. 120, 12 euro