Leonardo Sciascia

Una rivista internazionale di studi sciasciani - A Journal of Sciascia Studies

todomodoOggi, ci si rende sempre più conto, anche fra le giovani generazioni, di quanto sia importante e complesso il lascito di Leonardo Sciascia (1921-1989) : un'intelligenza avvertita, ironica, fantasiosa, impegnata, che si concreta in una lingua condensante tutta la ricchezza delle formule retoriche del letterato italiano – dice bene Enrico Testa – e in una serie di scritture con al centro – secondo il compianto Carlo Alberto Madrignani – "un narratore-pensatore che attraversa le ideologie anche quando sembra assumerle". Ma tante altre sono le qualità di questo intellettuale che ha lasciato un grande vuoto : il contraddire e contraddirsi mai fine a sé stesso, l'essere un "uomo contro", ovvero non un bastian contrario di professione ma neanche uno dei tanti chierici che andavano e vanno di moda, ieri come oggi, e che spesso non sono che giudici parziali e visionari.

Brindiamo quindi, pel nuovo anno, a TODOMODO, la Rivista internazionale di studi sciasciani, fondata da Francesco Izzo, diretta dallo stesso e da Carlo Fiaschi e Mark Chu, curata dagli "Amici di Leonardo Sciascia" (http://www.amicisciascia.it), con un largo e significativo comitato di redazione e Valter Vecellio direttore responsabile. La rivista è pubblicata da Leo S. Olschki (http://www.olschki.it), il prestigioso editore fiorentino che ha fatto uscire due poderosi ed eleganti volumi nel 2011 (310 pp.) e 2012 (414 pp.), entrambi accompagnati da un prezioso allegato, un dvd (Sciascia nell'archivio di Radio Radicale, a cura di Andrea Maori) e un cd-audiolibro (Il giorno della civetta letto da Massimo Malucelli, con due interventi di Claude Ambroise).

La rivista traghetta la critica migliore - nata quasi, potremmo dire, con Sciascia, quella dell'appena citato Ambroise, tanto per capirci, e dopo, diciamo, i fraintendimenti dei critici-compagni-militanti (ma non scordiamoci il bellissimo saggio di Battaglia !) – in seno alle nuove generazioni di studiosi ; e non è possibile non pensare a chi, con coraggio, ricomincia il lavoro editoriale di Ambroise (responsabile de L'edizione delle Opere nei "Classici Bompiani", vol. I, pp. 127-134), ovvero a Paolo Squillacioti (Nella "Nave Argo" di Adelphi. Un viaggio nell'opera di Sciascia, vol. I, pp. 137-146) : per la cura di quest'ultimo, infatti, è uscito recentemente da Adelphi (2012) un primo volume di una nuova edizione completa delle Opere, che ridisegna in parte il canone sciasciano anche a partire da una sorta di zona sommersa della scrittura del Nostro (racconti sparsi, mai riuniti, e altre chicche), attraverso un lavoro filologico e un commento davvero agguerrito e aggiornato – come attesta da par suo Bruno Pischedda nella "Domenica" de "Il Sole 24 ore" l'11 novembre 2012.

Anche la scelta del titolo della rivista è azzeccata. Si ispira, ovviamente, a Todo modo (1974), "l'unico romanzo di Sciascia narrato in prima persona", "un romanzo arduo, scritto e strutturato con maestria, ma che richiede lettori e interpreti pazienti", avverte Giuseppe Traina – nel suo Leonardo Sciascia, Bruno Mondadori, 1999, pp. 221-224 – che del personaggio del prete, don Gaetano, dice con ragione che è "uno dei più straordinari che la fantasia di Sciascia abbia creato, paragonabile all'abate Vella, a Candido, al Vice" : in Todo modo c'è tutto Sciascia, c'è la sua sfida – attualissimamente inattuale – di uomo e di scrittore contro il potere, "per conservare il quale, in un'Italia, in una Chiesa che affonda come una zattera in un mare tempestoso, non resta che il principio cannibalico del mors tua vita mea, costi quel che costi (todo modo : agire in qualunque modo per raggiungere la volontà divina, raccomandava sant'Ignazio di Loyola)".

Non a caso, il volume I di TODOMODO, nella prima parte (la Rassegna, pp. 1-124) della rivista - che rivolge idealmente a "Belfagor" di Luigi Russo, purtroppo chiuso a novembre 2012, la sua "ambiziosa ammirazione" (p. XIII) – pubblica gli atti del Convegno L'etica del potere per Leonardo Sciascia : etica, memoria, impegno, tradizione letteraria, mafia e potere, eresia, intellighenzia, politica, partito comunista, affaire Moro, arresto Sofri, tutti elementi complessi setacciati da un naturale anticonformismo, da un'ontologica generosità a mettersi in gioco e in questione. E questa è davvero la libertà che Sciascia ci ha lasciato in eredità e che gli stessi studiosi dovrebbero imparare a concretare, al di là delle belle (e brutte) parole, magari chiedendosi : siamo veramente – e positivamente – atipici nel metterci in gioco non solo come studiosi ma anche come uomimi e riusciamo a negare, almeno per certi aspetti, questa divisione letale e ipocrita che fa spesso del nostro, supposto dialogo un monologo tanto autoreferenziale quanto ottuso ?

Il volume II di TODOMODO, sempre nella prima parte (la Rassegna, pp. 1-142), ci prova, ragionando di "mezzo secolo con Il giorno della civetta" – il romanzo breve (o racconto lungo) del 1961 che fa conoscere davvero Sciascia in Italia e all'estero – e ospitando poi, nelle altre sezioni (Letture, Studi e ricerche, Persi e ritrovati, Discussioni...), saggi non banali. Tutti gli interventi son di buon livello, dalla complessità mai fine a sé stessa di Ambroise a quella di Davide Messina, il cui discorso sulla "Sicilia come metafora continuata" è di una densità retorica e geo-ideologica promettente, specie quando apre squarci sciasciani sul presente (per esempio attraverso il rapporto "Giovanni Gentile-Partito Nazionale Fascista" e "Marcello Dell'Utri-Forza Italia", nel quale Sciascia probabilmente vedrebbe "una terribile verità"; p. 205). Ci sono, insomma, ulteriori conferme a quanto sopra si diceva in termini di traghettamento, di passaggio più o meno ideale di consegne fra generazioni di lettori : da Valter Vecellio a Ivan Pupo, da Marco Belpoliti, uno specialista dei Settanta e di cover story (e non solo), a Angela Bianca Saponari, che con ragione spezza più di una lancia per 'riscattare' l'autonoma apprezzabilità del film omonimo tratto da Il giorno della civetta, che Damiano Damiani sceneggia, con la complicità di Ugo Pirro, e gira, non senza qualche problema, riuscendo a portare nelle sale italiane, nel 1968, un prodotto a suo modo impegnato e d'impatto presso il grande pubblico.

Luciano Curreri
Janvier 2013

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Luciano Curreri
enseigne la langue et littérature italienne contemporaine à l'Université de Liège.