Antonio Manzini, La costola di Adamo

Antonio Manzini, La costola di Adamo, Palermo, Sellerio, "la memoria" (n. 947), 2014, 296 pp., 14 euro.

 

manziniLa letteratura italiana è viva e sa rinnovarsi. Antonio Manzini lo dimostra con un suo recente giallo dal titolo intrigante, La costola di Adamo.

Tutto comincia con la scoperta di una donna impiccata in un appartamento di Aosta. «Crimine o suicidio?», ci si domanda, e subito scatta la quête della verità da parte del vicequestore Rocco Schiavone, appena trasferito da Roma per motivi disciplinari e insofferente del suo esilio.

Le prime righe del libro mettono in scena un mondo buio, umido, con poco sole: è il mondo delle montagne alla fine dell’inverno, quello che aspetta già la primavera, che non arriva. Come il clima, l’indagine non si dà linearmente e progredisce attraverso i ribaltamenti tipici di questo genere letterario. Del resto non è proprio e sempre l’indagine ad interessare il lettore, che resta più sedotto dallo studio dei protagonisti: la vittima, certo, suo marito, i personaggi secondari e lo stesso vicequestore.

In effetti, il marito, tormentato dalla gelosia, usa le maniere forti e picchia spesso la moglie. In seno a una vecchia e pericolosa mentalità, che oggi è ancora e purtroppo d'attualità, il marito sembra averne il diritto, perché «in casa c’è chi comanda e chi obbedisce».

In un diario, la vittima scrive che la Bibbia è il testo più perverso che le sia mai capitato di leggere e ricorda in particolare il libro della Genesi: quello in cui Iddio realizza la prima anestesia del mondo e crea la donna con un pezzo dell’uomo, la costola di Adamo, per l'appunto, che titola il romanzo. Insomma, quando l’uomo crede di amare sua moglie, in realtà non fa che amare se stesso. E l'immagine scelta per sintetizzare il narcisimo del marito risponde così tanto al vero che la moglie non vuole - e ha paura di - avere un figlio perché «potrebbe essere una femmina».

 

La scrittura di Manzini è sostanzialmente nera, ma non del tutto. L’autore sa anche disegnare con ironia avvertita i suoi personaggi: è il caso di Irina, una serva bielorussa, ortodossa, che è compagna di vita di un musulmano, un egiziano, fruttivendolo ad Aosta. Notevole, poi, la divertentissima lista delle cose che fan impazzire il vicequestore, dai bambini che urlano ai ristoranti lenti nel servizio. 

Rocco Schiavone, del resto, è – al contrario degli ispettori correttissimi dei romanzi di Georges Simenon o di alcuni racconti di Leonardo Sciascia – una specie di antieroe. Tanto per cominciare, bisogna dire che è anche un poliziotto corrotto. Nel giallo precedente, Pista nera, intercetta per conto suo la droga di un camion olandese. E fuma marijuana, e al punto che non saprebbe stare senza il suo spinello mattutino; è un uomo anche violento e un poliziotto alquanto fuori dagli schemi, poco attento al potere e alle formalità. In effetti, ha dovuto lasciare Roma per aver preso a pugni uno stupratore di ragazzine, che si rivela poi essere il figlio del sottosegretario agli Esteri. Insomma, è un bel tipo e ha un certo talento, Rocco Schiavone, ma odia - e sempre più - il suo lavoro.

Antonio Manzini fa nascere Rocco Schiavone negli anni Sessanta, in una famiglia d’operai di Trastevere e in un 'piccolo mondo' di più o meno giovani ladri e delinquenti. Rocco sceglie casualmente di entrare in polizia ma a tratti continua a parlare in romanesco e conserva certe sue abitudini, nel modo di porsi, di vestire. Porta dei maglioncini cashmere a V, dei pantaloni di velluto e calza sempre le Clarks, anche ad Aosta, perfino quando nevica. Purtroppo, la sua vita sentimentale si è spezzata nel 2007, quando sua moglie Marina è morta. Da quel tragico momento il vicequestore continua a sognarla e si comporta come se fosse ancora viva. E non può non venire in mente Sostiene Pereira (1994), del grande Antonio Tabucchi, dove il protagonista parla alla moglie morta. In seno a questi finti dialoghi, che sono poi dei monologhi, il libro di Manzini raccoglie alcune belle pagine ma le conseguenze di questa relazione immaginaria si fanno sentire negativamente nella vita di tutti i giorni: il nostro poliziotto è maleducato con le donne e non sa mantenere in vita un rapporto che sia uno, neanche nella nuova sede di Aosta.

 

L’autore di La costola di Adamo è anche attore e sceneggiatore e non a caso il suo lavoro narrativo è ricco di dialoghi; dialoghi che danno al testo una particolare struttura cinematografica che non è tesa a fare del romanzo un giallo puro e duro ma a trasformarlo in un libro sulla solitudine e sull’importanza del ricordo, oltre che sullo statuto e sul maltrattamento delle donne.

I colloqui di Rocco con la moglie morta, in corsivo nel testo, sono quasi sicuramente – è giusto ripeterlo – le pagine più belle e riuscite del romanzo e ne fanno, per l'appunto, un giallo insolito.

Certo, Rocco Schiavone non avrà - anche se glielo auguriamo - il successo del commissario Montalbano. Violento, corrotto, drogato, instabile e nervosetto sentimentalmente, non può certo creare un facile e 'globale' consenso, il nostro vicequestore. Ma proprio perché non è politicamente corretto, Schiavone rimane profondamente umano e le sue inchieste si leggono con trasporto. L’ambiente di Aosta, alquanto invernale, dentro e fuori le mura, e il carattere del vicequestore, umbratile, spingono il giallo anche verso tinte noir ma il tono ironico e qualche scintilla di speranza ne fanno piuttosto, come suggerisce lo stesso Manzini, un romanzo «grigietto».

 

marcinellefreudL’autore, nato a Roma nel 1964, allievo anche di Andrea Camilleri in seno all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, si è fatto conoscere in Italia prima come attore e sceneggiatore. Ha recitato ruoli, spesso secondari, in più di venticinque film, alla TV o al cinema (Meglio tardi che mai, di Luca Manfredi, 1999; Marcinelle, di Andrea e Antonio Frazzi, 2003; Tutta colpa di Freud, di Paolo Genovese, 2014). Ha scritto la sceneggiatura di alcuni film (Come Dio comanda, di Gabriele Salvatores, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti).

pistaneraEsordisce nella narrativa nel 2005 con un racconto dal titolo Sei il mio tesoro, scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti e inserito nell’antologia Crimini (Einaudi), insieme a testi di Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Marcello Fois, Carlo Lucarelli ed altri. Scriverà poi, nel 2013 e 2014, racconti per la casa editrice Sellerio, promotrice di un'iniziativa dedicata a Capodanno, Ferragosto, Natale e vacanze che si colorano di giallo: Le ferie d'agosto (in Ferragosto in giallo 2013), Buon Natale, Rocco! (in Regalo di Natale 2013),  La ruzzica de li porci (in Carnevale in giallo 2013), Rocco va in vacanza (in Vacanze in giallo 2014). Nel 2005 pubblica il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi) e, nel 2007, La giostra dei criceti (Einaudi Stile Libero).

Nel 2013, in Pista Nera (Sellerio), vede la luce il suo anti-eroe Rocco Schiavone. Secondo episodio della serie è per l'appunto La costola di Adamo (Sellerio 2014). Saprà Antonio Manzini mantenere l’originalità accattivante del suo personaggio nel terzo episodio che sta scrivendo?

 

 

Willy Burguet

 

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Willy Burguet est auditeur libre en faculté de Philosophie et Lettres de l'ULg.